1 Corinzi9:24

Non sapete che quelli che corrono in una corsa
L’allusione in questo e nei seguenti versetti è ai giochi greci, che consistevano, tra l’altro, in corse, lotte, combattimenti e lotte; e che sono in questo e nel contesto particolarmente menzionati: E l’apostolo usa ancora questi termini e si riferisce a queste cose, perché erano ben note ai Corinzi, e si riferisce ad esse come ben note; perché i giochi istmici si svolgevano nelle loro vicinanze, e senza dubbio erano stati visti da molti di loro, perché i Corinzi ne erano presidenti. La corsa, o stadio, in cui correvano, era lo spazio o l’intervallo tra il luogo da cui partivano e quello in cui correvano, e consisteva in 125 passi, o 625 piedi; era lo spazio di un furlong, e circa l’ottava parte di un miglio: In questo correvano tutti

;
quanti ne volevano, che venivano da tutte le parti, sforzandosi di essere i primi e di ottenere la corona;

ma uno solo riceveva il premio;
che era tenuto dal presidente del gioco, o giudice della gara, e ricevuto dal vincitore, che era giudicato tale da lui; e non c’era altro nei giochi istmici, ai quali è più probabile riferirsi qui, che una corona fatta di rami di pino, o di foglie, e talvolta di prezzemolo secco F19:

così corri che puoi ottenere.
L’apostolo adatta o applica il suddetto racconto al corso della vita del cristiano, ed esorta a correre in esso in modo simile a quello dei corridori in una gara. Lo “stadio”, o la “corsa” in cui il credente corre, è questo mondo, o questa vita presente; egli è solo un corridore ora e qui, perché non appena arriva il tempo della sua partenza, il suo corso o la sua corsa è finito; e, come il suo precursore Cristo, si siede in pieno riposo da tutte le sue fatiche come a una tavola, con Abramo, Isacco e Giacobbe, e in trono con Cristo: Il percorso che egli compie comprende l’esercizio di ogni grazia, in particolare la fede, che si esprime non solo andando a Cristo, camminando in lui, ma fuggendo e correndo verso di lui; e l’adempimento di ogni dovere, significato da una corsa nella via dei comandamenti di Dio; e, in una parola, l’intera professione cristiana, e la tenuta di essa, e la tenuta fino alla fine. L’atto di “correre” è un movimento in avanti, un seguire per conoscere il Signore, un andare di forza in forza, da un grado di grazia all’altro, un premere in avanti verso il marchio per il premio; e richiede forza spirituale da Cristo, e un rinnovamento quotidiano di essa; deve essere eseguito con prontezza, rapidità e allegria, in opposizione a una lentezza di cuore a credere, e a una pigrizia e indolenza negli affari e nel servizio di Cristo. Il modo di correre, “così”, cioè come i Greci correvano nelle loro corse; correvano “tutti”, così dovrebbero correre tutti i credenti, ministri e chiese, chiese e i loro vari membri, professori vecchi e giovani; così la chiesa determina per se stessa, i suoi membri e le figlie di Gerusalemme, “noi correremo dietro a te”, (Cantico di Salomone 1:4) e hanno questo incoraggiamento che gli altri non avevano, perché solo uno ricevette il premio con i Greci, ma qui tutti, che corrono bene, lo ottengono: ancora, correvano e si sforzavano di essere i primi, chi doveva arrivare per primo alla meta e ricevere il premio, così i credenti dovrebbero essere emuli di superarsi a vicenda, per andare gli uni davanti agli altri, nella fede e nella santità; sforzandosi nella forza di Cristo, chi deve rendere più servizio per lui, e portare più gloria a lui: Inoltre, come essi correvano sulla via che era loro tracciata, senza voltarsi a destra o a sinistra, così i credenti devono correre sulla via della salvezza, che è Cristo; sulla via della santità, della fede e della verità; e sulla via del dovere e delle ordinanze, che sono tutte chiaramente indicate loro: Ancora una volta, come essi, mentre correvano, tenevano l’occhio sul segno, così i credenti, mentre corrono la corsa posta davanti a loro, dovrebbero guardare continuamente a Gesù, l’autore e il perfezionatore della fede: per non dire altro, come essi continuarono a correre fino alla fine della loro corsa, così dovrebbero fare i santi; non c’è tempo per fermarsi o guardare indietro; ricorda la moglie di Lot. Il fine della corsa è quello di ottenere il premio, la corona incorruttibile della vita eterna; non che questo debba essere procurato in modo di merito correndo; perché i migliori servizi dei santi non hanno alcun merito in essi, essi sono precedentemente dovuti a Dio, né possono essere proficui per lui; e inoltre, sono fatti con l’assistenza della sua propria grazia e forza; Non c’è alcuna proporzione tra le migliori opere degli uomini e questa corona di gloria, vita e giustizia; la salvezza, o vita eterna, è espressamente negata essere di colui che vuole, o di colui che corre, ed è sempre rappresentata come questa corona è un dono gratuito: Il significato dell’espressione è che i credenti devono continuare a correre nella loro corsa cristiana, che possono, e quando saranno giunti alla fine di essa, come ha fatto colui che è arrivato per primo nella corsa, tenderanno la mano, si aggrapperanno e riceveranno la corona che il giusto giudice darà loro; ed è il vero significato della parola usata qui, e lo stesso senso di ( 1 Timoteo 6:12 ). “Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna”, e denota che il santo perseverante godrà della corona.

FOOTNOTES:
F19 Schmid. Prolegam. in Isthm. Pindaro, p.5, 6. & Not. in Olymp. p. 312. Paschalius de Coronis, l. 6. c. 27.p. 441.

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