Feline herpesvirus type1 (FHV-1) è l’agente causale della rinotracheite virale felina, una malattia infettiva e contagiosa caratterizzata da una sintomatologia respiratoria e spesso complicata dalla presenza contemporanea di altri agenti patogeni associati al complesso delle malattie respiratorie nel gatto (URTD: Upper Respiratory Tract Disease) come il Calicivirus felino (FCV), la Chlamydophila felis e la Bordetella bronchiseptica.

PROPRIETÀ DEL VIRUS

FHV-1 è un virus a distribuzione mondiale appartenente alla famiglia Herpesviridae, sottofamiglia α-herpesvirinae, genere Varicellovirus, con caratteristiche morfologiche comuni alla sua famiglia di appartenenza. Il virus ha una simmetria icosaedrica, un diametro approssimativo di 150-200 nm e un involucro glicoproteico, sotto il quale c’è un guscio proteico noto come matrice o membrana interna che circonda il capside. Il DNA dei ceppi isolati finora in vari paesi ha mostrato una certa omogeneità, anche se esistono differenze dal punto di vista patogenetico. In condizioni naturali, i gatti domestici e alcuni felini selvatici sono suscettibili all’infezione, tra cui il leopardo, la tigre, la lince (Lynx rifus) e il ghepardo. Il virus è risultato sensibile all’azione dei solventi lipidici; viene rapidamente inattivato a 56°C, mentre resiste per lunghi periodi di tempo se esposto a temperature di refrigerazione e congelamento. Una caratteristica dell’Herpesvirus tipo 1 è la sua bassa variabilità genetica, per cui è raro imbattersi in ricombinazioni del suo genoma.

TRASMISSIONE DEL VIRUS

L’infezione può essere trasmessa sia orizzontalmente, cioè per contatto tra gatti sani e animali infetti, che verticalmente durante la gravidanza. Inoltre, i gattini possono contrarre l’infezione dalla madre dopo la nascita o tra le due e le dodici settimane di vita, quando l’immunità del colostro si esaurisce. Il FHV-1 penetra nell’organismo per via orale, nasale e congiuntivale e, poiché è in grado di replicarsi solo a temperature pari o inferiori a 37° C, i suoi effetti sono limitati alle superfici cosiddette “fredde”, come la congiuntiva, i turbinati nasali, il rinofaringe e, sperimentalmente, la mucosa vulvovaginale; l’estensione dell’infezione alle basse vie respiratorie e ai polmoni è quindi insolita. Lo spargimento del virus può essere evidenziato in tamponi orofaringei e nasali a partire da 24 ore dopo l’infezione e può persistere nel sito di replicazione per un periodo variabile da una a tre settimane.

PATHOGENESIS

Il virus viene diffuso nell’ambiente esterno dalle secrezioni oculari, nasali e faringee dei gatti nella fase acuta della malattia o dai portatori. Una caratteristica particolarmente importante delle infezioni erpetiche è il fenomeno della latenza, cioè la capacità del DNA virale di rimanere localizzato in forma inerte nel nucleo delle cellule ospiti sotto forma di episoma o di plasmide extracromosomico.

Negli animali clinicamente guariti, FHV-1 è in grado di diventare latente nei gangli del trigemino, nei nervi ottici, nel chiasma ottico, nel bulbo olfattivo, nelle ghiandole lacrimali, nella cornea e nei turbinati nasali. La presenza del virus durante la fase di infezione latente non può essere dimostrata da tecniche virologiche convenzionali e richiede metodologie specifiche come, ad esempio, tecniche di biologia molecolare volte all’identificazione genomica del FHV-1 a partire da campioni prelevati nei siti anatomici di latenza. A differenza di quanto si osserva nell’infezione da FCV, dove lo stato di portatore è caratterizzato dalla persistenza e poi dal continuo spargimento del virus nell’ambiente esterno, nel caso del FHV-1 l’escrezione virale è intermittente ed è presente solo nelle fasi in cui il virus esce dalla latenza (si riattiva). Come altri herpesvirus alfa, praticamente ogni gatto infetto può diventare un portatore, con episodi di riattivazione della secrezione virale.

Condizioni stressanti come trattamenti con corticosteroidi, gravidanza e allattamento, trasporto per l’accoppiamento o spettacoli, o la presenza concomitante di malattie immunosoppressive o di altri patogeni associati all’URTD possono provocare la riattivazione e il conseguente spargimento del virus nell’ambiente esterno. Sperimentalmente, lo spargimento spontaneo del virus in un gatto portatore è dell’1%; il trattamento con corticosteroidi può indurre l’escrezione nel 70% dei gatti e l’allattamento nel 40%. La secrezione del virus durante l’allattamento è il meccanismo ideale per infettare i gattini non appena si verifica una riduzione degli anticorpi di derivazione materna (MDA).

Gli episodi di stress non inducono immediatamente lo spargimento: una fase di latenza di 4-11 giorni precede l’escrezione del virus infettivo, che continua per circa 2-10 giorni. In alcuni casi, il paziente può anche mostrare alcuni segni clinici lievi. Il meccanismo esatto della riattivazione non è chiaro: è interessante notare che i gatti studiati per la loro riattivazione indotta dallo stress hanno una malattia primaria significativamente più grave di quelli che non riattivano l’infezione, e mostrano anche un grado di stress significativamente maggiore.

IMMUNITÀ

Immunità acquisita attraverso il colostro
Gli anticorpi di derivazione materna proteggono i gattini dalla malattia durante le loro prime settimane di vita ma, nel caso di infezione da FHV, i livelli di anticorpi sono solitamente bassi. Gli anticorpi di derivazione materna (MDA) possono persistere in generale per circa 10 settimane, ma alcune ricerche mostrano che circa il 25% dei gatti possono diventare MDA-negativi già a partire da 6 settimane di età.

Immunità attiva
L’infezione naturale da FHV non si traduce in una solida immunità come nel caso di altre malattie. In generale, la risposta immunitaria protegge contro la malattia, ma non contro l’infezione, e segni clinici lievi possono essere osservati in caso di reinfezione. I titoli degli anticorpi neutralizzanti del virus (VNA) sono solitamente bassi e diminuiscono lentamente fino a diventare assenti 40 giorni dopo l’infezione. Tuttavia, come per altri herpesvirus alfa, l’immunità cellulo-mediata gioca un ruolo estremamente importante nel proteggere l’animale, così che i gatti vaccinati, anche in assenza di anticorpi rilevabili, non sono necessariamente suscettibili alla malattia. Poiché si tratta di un patogeno delle vie respiratorie, anche l’immunità cellulare mucosale e umorale gioca un ruolo significativo. Sebbene esista una correlazione tra Ac-FHV e protezione contro i segni clinici, non esistono test validati in grado di indicare il livello di protezione in un singolo individuo.

SEGNI CLINICI

La sintomatologia associata all’infezione da FHV-1 può manifestarsi con vari quadri clinici; il periodo di incubazione è solitamente di 2-6 giorni, ma può essere più lungo. Nella maggior parte dei casi è presente una rinotracheite virale acuta, che colpisce animali di età compresa tra le sei e le dodici settimane, con la comparsa di sintomi respiratori caratterizzati da starnuti, secrezioni sierose nasali e oculari, febbre e anoressia. Lo starnuto di goccioline trasparenti e sierose è tipico delle fasi iniziali, ma anche delle fasi croniche non complicate da batteri. Queste manifestazioni sono seguite dalla comparsa della congiuntivite, che inizialmente è sierosa e spesso evolve in forma amucopurulenta. Non sono rari negli animali molto giovani le ulcere corneali (patognomoniche) e gli episodi di cheratite di gravità variabile complicati da invasione secondaria di batteri e spesso caratterizzati da ulteriori lesioni come il simblefaron (adesione della congiuntiva a se stessa o alla cornea lesa) (Fig. 1) e il prolasso permanente della terza palpebra. Durante gli stadi di risoluzione della forma congiuntivale, spesso compaiono ulcere e lesioni cutanee crostose, particolarmente evidenti nel canthus mediale dell’occhio, ai lati delle narici (Fig. 2) e sui padiglioni auricolari. Meno frequentemente si osservano ulcere cutanee e orali (molto meno frequentemente che nell’infezione da calicivirus), dermatiti e segni neurologici. Nelle fasi croniche dell’infezione o nei portatori asintomatici, la presenza del virus può dare origine a condizioni cliniche rare ma talvolta molto gravi, come malattie della pelle (dermatite erpetica) o, nelle gatte gravide, l’aborto. In quest’ultimo caso, studi sperimentali hanno escluso un’azione diretta del virus sulla placenta; è più probabile che l’aborto sia una conseguenza del cattivo stato di salute generale causato dall’infezione.

Nella maggior parte degli animali colpiti, i segni clinici della rinotracheite scompaiono entro 2-3 settimane; tuttavia, il processo di riattivazione ed esacerbazione e di infiammazione dei turbinati nasali può indurre una malattia citolitica acuta e danni permanenti, predisponendo il gatto allo sviluppo, in età adulta, di rinite, sinusite e congiuntivite batterica cronica. Nel gatto adulto, l’infezione da FHV-1 è associata a una sindrome oculare nota come cheratite erpetica. Il ruolo di FHV-1 in altre malattie oculari come il sequestro corneale, la cheratite eosinofila, l’uveite e la cheratocongiuntivite non è stato ancora completamente chiarito. Studi sperimentali suggeriscono che la cheratite stromale con edema corneale, infiltrazione di cellule infiammatorie, neovascolarizzazione e possibile blefarospasmo sono il risultato di una malattia oculare cronica immunomediata.

Dermatite erpetica. Le dermatiti indotte dal FHV-1 sono principalmente localizzate sul viso (Fig. 3) e sono caratterizzate da erosioni, ulcere e croste associate a gradi variabili di eritema, essudazione e tumefazione. Le lesioni possono essere presenti anche sui cuscinetti plantari (Fig. 4) e sul tronco. Molti casi possono essere inizialmente confusi con lesioni da CGE/ulcere eosinofile. Occasionalmente, le lesioni cutanee possono essere combinate con congiuntivite o cheratite e potenzialmente con gengivite/stomatite/faucite.

DIAGNOSI

La diagnosi di rinotracheite virale non può essere fatta solo sulla base della sintomatologia, poiché non esistono segni clinici che permettano di differenziare il FHV-1 da altri patogeni associati alle URTD, anche se la presenza di segni clinici gravi e di lesioni corneali può essere considerata indicativa. Per confermare l’infezione sono quindi necessari specifici test di laboratorio, finalizzati all’identificazione dell’agente patogeno: isolamento virale su cellule, immunofluorescenza indiretta (IFI) e metodologie PCR. L’isolamento virale da tamponi congiuntivali e orofaringei si esegue facilmente; tuttavia, sono possibili alcuni risultati falsi negativi, a causa, per esempio, della presenza di una piccola quantità di virus nel campione o della presenza di anticorpi nei liquidi extracellulari che ne inibiscono la replicazione. L’IFI da strisci congiuntivali e orofaringei è un metodo sensibile nelle fasi acute dell’infezione, ma non è molto affidabile nelle infezioni croniche. Una diagnosi indiretta basata sull’identificazione degli anticorpi anti-FHV-1 non è molto affidabile a causa della natura ubiquitaria del virus, della possibile assenza di anticorpi circolanti quando il virus è in fase di latenza e dell’uso routinario dei vaccini. La tecnica attualmente preferita, avendo una maggiore sensibilità ed essendo di rapida esecuzione, è la PCR, che viene comunemente utilizzata per tracciare il FHV-DNA utilizzando campioni congiuntivali, corneali, orofaringei, di sequestro corneale e di sangue. L’uso della PCR quantitativa in tempo reale per misurare la concentrazione del virus può fornire alcune utili informazioni aggiuntive: la presenza di un elevato shedding virale nelle secrezioni nasali o congiuntivali è suggestiva di una replicazione attiva e quindi del contributo del FHV ai segni clinici. Un basso numero di copie di DNA nei raschietti corneali è spesso indicativo della presenza di un’infezione latente.

DIAGNOSI FHV-1

  • Il titolo anticorpale nel siero non è utile nella diagnosi di infezioni da FHV-1.
  • L’isolamento virale è un metodo sensibile nelle forme acute, ma non è diagnostico nelle forme croniche, tranne quando c’è un ritorno dei segni clinici.
  • La diagnosi attraverso l’identificazione del DNA virale con PCR è superiore ad altri metodi diagnostici, ma può presentare risultati falsi negativi. La PCR può essere eseguita su campioni prelevati dal solco congiuntivale o da raschiature congiuntivali.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

  • Per segni clinici respiratori e congiuntivali: Calicivirus felino (FCV), malattie batteriche respiratorie (Bordetella bronchiseptica, Mycoplasma spp, Chlamydophila felis) e malattie fungine, Mycoplasma felis.
  • Per le dermatiti: Calicivirus felino, FCV-VD, FeLV, Poxvirus e dermatite erpetica

TREATTAZIONE

Cura di supporto
Nei gatti con gravi segni clinici respiratori, con scialorrea o perdita di appetito, è spesso necessario ripristinare liquidi ed elettroliti, preferibilmente per via endovenosa (fluidoterapia). Poiché gli animali molto giovani sono spesso colpiti, è estremamente importante assicurarsi che siano nutriti; molti gatti non mangiano a causa delle loro difficoltà respiratorie o della presenza di ulcere linguali. Può essere utile usare decongestionanti nasali, gocce saline, o anche corticosteroidi a basso dosaggio, preferibilmente per aerosol. Il cibo dovrebbe essere molto appetitoso e leggermente riscaldato. Se il gattino non può essere nutrito, dovrebbe essere considerata l’alimentazione forzata attraverso un tubo. Si raccomanda un antibiotico ad ampio spettro con una buona penetrazione nel sistema respiratorio, al fine di prevenire infezioni batteriche concomitanti spesso disastrose.

Agenti antivirali (Tabella 1)
Non sono disponibili agenti antivirali specifici per uso veterinario; molti analoghi nucleosidici sviluppati per gli esseri umani sono stati studiati anche contro FHV-1. L’aciclovir e altri analoghi sono stati usati nei gatti ma si sono dimostrati troppo tossici a livelli terapeutici per la somministrazione orale. L’uso di farmaci antivirali sistemici come l’aciclovir non è quindi raccomandato, in quanto possono compromettere la funzione midollare e renale.

L’attuale trattamento della cheratite erpetica si basa sull’uso di farmaci antivirali oftalmici, generalmente usati per trattare le infezioni erpetiche nell’uomo, come la trifluridina all’1% e l’idoxuridina allo 0,1% o 0,5% che, rispetto alla prima, è meno irritante, più economica e facile da preparare. La trifluridina si è dimostrata particolarmente efficace nel trattamento della cheratite erpetica ulcerosa (1 goccia ogni 2-3 ore per le prime 24 ore e a intervalli di 6 ore nei giorni successivi).

Nei gattini con grave sintomatologia acuta, può essere utilizzato l’interferone omega felino (FeIFNΩ), somministrato per via sottocutanea (s.c.) (1 MU/kg al giorno per 5 giorni o a giorni alterni) o per via orale (50.000-100.000 unità al giorno). Diversi studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che il FHV-1 è suscettibile a questa molecola, soprattutto se utilizzata durante le fasi acute della malattia. È probabile che tale trattamento possa limitare lo sviluppo di forme di latenza virale.

Lo stesso farmaco può essere usato topicamente nei casi di congiuntivite diluendo 500.000 UI di FeIFNΩ in 1 ml di lacrime artificiali e somministrando 1 goccia/occhio 3 volte al giorno per 5-30 giorni. Alcuni veterinari hanno iniziato ad usarlo anche nei casi di cheratite da FHV-1, ma ad oggi non ci sono studi controllati sulla sua efficacia.

Similmente, l’Interferone alfa-2B può essere usato come terapia adiuvante sia per via orale (30 UI al giorno) che topica (30-50 U/ml diluite in lacrime artificiali, applicate 3-5 volte al giorno, ma per alcuni mesi).

Studi recenti hanno valutato l’efficacia della L-lisina (250 mg per via orale, due volte al giorno) sia per trattare le forme croniche che per ridurre le secrezioni virali nei portatori. La L-lisina è un antagonista dell’arginina, che si è dimostrata essenziale per la replicazione dell’Herpesvirus umano e del FHV-1. Il trattamento con L-lisina riduce anche la sintesi proteica virale e ha alcuni effetti inibitori sull’infezione. L’integrazione orale ridurrebbe la gravità della congiuntivite e il numero di episodi di riattivazione delle infezioni latenti. Il suo uso è quindi raccomandato sia nella forma acuta che nei casi di possibile riattivazione da stress. Ci sono indicazioni che la supplementazione dietetica non è efficace e che è necessaria la somministrazione in bolo.

Un farmaco che si è dimostrato molto efficace nei casi cronici è il famciclovir. Il famciclovir è un prodromo del penciclovir, un analogo antivirale della guanosina. Inibisce competitivamente la DNA polimerasi virale degli Herpesvirus. Nel gatto, il suo uso è raccomandato per il trattamento delle forme croniche e acute di Herpesvirus felino (FHV-1), sia cutaneo che oculare. I dosaggi suggeriti in letteratura sono:

  • Trattamento di infezioni oculari da FHV-1: 62,5 mg/cat per os ogni 8 ore per 28 giorni.
  • Trattamento di dermatiti croniche da FHV-1: 125 mg/cat per os ogni 8 ore per 28 giorni.

PREVENZIONE

Negli allevamenti e in tutti gli ambienti ad alta densità di animali, prevenire la diffusione dei virus respiratori è estremamente importante, ma la loro eliminazione è difficile a causa della presenza di gatti portatori. La possibilità di contagio si riduce con un’adeguata disinfezione, mantenendo una temperatura ambiente ottimale con un basso grado di umidità relativa e con un’adeguata ventilazione; inoltre, l’esecuzione di test diagnostici e di un’adeguata quarantena possono ridurre la possibilità di introdurre animali infetti nei locali. Per quanto riguarda la profilassi indiretta, in generale si utilizzano vaccini attenuati, associati ad altri microrganismi come il FCV e il virus della panleucopenia felina (FPV) e inoculati per via sottocutanea. Per quanto riguarda il protocollo di immunizzazione, è consigliabile fornire una prima vaccinazione a nove settimane di età, seguita da una seconda a dodici settimane e poi da richiami annuali. Il protocollo di immunizzazione può essere modificato in base ai rischi epidemiologici di contrarre l’infezione. In ambienti con un’alta densità di animali, i tempi di immunizzazione possono essere anticipati, vaccinando quindi tra le sei e le dodici settimane di età; in tal caso, è consigliabile fornire richiami a intervalli di 3-4 settimane fino al raggiungimento della dodicesima settimana di età.

Tabella 1. Farmaci antivirali raccomandati nel trattamento dell’infezione da Herpesvirus felino7,8,10-16

Farmaco

Tipo di farmaco

Modo di somministrazione e dosaggio

Efficacia efficacia

Trifluridina

Analoga nucleosidica

Topnica ogni ora o 2-3 ore per il primo giorno e poi ogni 6 ore per i giorni rimanenti

N

Trattamento topico scelto in gatti con segni oculari di FHV. Alcuni gatti possono avere reazioni locali al farmaco.

Idoxuridina

Analoga nucleosidica

Topica allo 0,1% o 0,5%

NA

Trattamento topico per FHV oculare.
Tossico se somministrato per via sistemica

Feline IFN-ω

Interferone antivirale

Sistemico: 1 MU/kg s.c. una volta al giorno per 5 giorni o 2,5 MU/kg s.c. o i.v. ogni 48 ore per 3 somministrazioni. Per tre volte nei gattini in fase acuta

Orale: 50.000-100.000 unità/giorno

Topico: trattamento della cheratocongiuntivite cronica da FHV-1.

2 gocce per occhio ogni 4-6 ore di una soluzione di 500.000 UI/ml in soluzione salina (diluire 5 MU in 10 ml di 0.9% NaCl (lacrime artificiali) e utilizzare come collirio

Sicuro e autorizzato per l’uso nel gatto

Nessun dato di studio randomizzato pubblicato

Combinato con trattamento con L-lisina 250 mg per os ogni 12 ore per inibire la crescita e favorire l’eliminazione del virus

Interferone umano IFN alfa

Immunomodulante antivirale

s.c. ad alta dose

per os a bassa dose 35 unità/giorno

Meno attivo dell’interferone felino.

5-35 unità al giorno sembrano aiutare a ridurre i segni clinici ma non lo spargimento ambientale. Usato a lungo termine con l’aggiunta di L-lisina in caso di infezioni croniche.

L-lisina

Aminoacido

Orale

250 mg due volte al giorno o 400 mg una volta al giorno

Sicuro. Riduce il livello di spargimento virale anche nei casi di infezione latente.

Famciclovir

Antivirale

Trattamento per infezioni oculari da FHV-1

– 62.5 mg/cat per os ogni 8 ore per 28 giorni.

Trattamento della dermatite cronica da FHV-1

– 125 mg/cat per os ogni 8 ore per 28 giorni.

L’uso nel trattamento delle forme oculari croniche potrebbe dare buoni risultati secondo una recente revisione

L’uso di famciclovir è stato recentemente riportato come efficace in quattro gatti con dermatite erpetica utilizzando diversi protocolli di trattamento

Riferimenti e letture consigliate

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