L’ottantunenne Vittoria era morta serenamente nel sonno tre giorni prima, con la sua famiglia accanto. Ora era vestita secondo i suoi desideri per questo ultimo viaggio a Windsor. La famiglia reale era stata convocata per darle l’ultimo saluto. La regina giaceva nella sua bara, con il viso coperto dal suo velo bianco da sposa. Sembrava, come ha descritto un testimone, “una bella statua di marmo, senza segni di malattia o di età”, regale nella morte come lo era stata in vita. Un mazzo di gigli bianchi fu messo nella sua mano. Il corteo è passato: suo figlio ed erede Edoardo VII e sua moglie la Regina Alexandra, i figli e i nipoti della Regina, insieme a una collezione dei suoi più fidati servitori e membri della Casa. Ognuno si fermò per qualche istante davanti alla bara della donna che era salita al trono a diciotto anni e procedette a definire un’età. Il re permise allora ad Abdul Karim di entrare nella camera da letto della regina. Sarebbe stato l’ultima persona a vedere il suo corpo da solo.

Il Munshi entrò, a capo chino, vestito con una tunica indiana scura e un turbante. La sua presenza riempì la stanza. Il re, conoscendo i desideri di sua madre, gli concesse qualche momento da solo con lei. Il volto del Munshi era una mappa di emozioni mentre guardava la sua regina morta, il suo viso illuminato dalle candele che brillavano dolcemente. Lei gli aveva dato – un umile servitore – più di un decennio di amore e rispetto indiscusso. I suoi pensieri correvano attraverso gli anni trascorsi in sua compagnia: il loro primo incontro quando si era chinato a baciarle i piedi a Windsor nell’estate del 1887; le pigre giornate trascorse insieme mentre lui le insegnava la sua lingua e le descriveva il suo paese; i pettegolezzi e la compagnia che condividevano; la sua generosità nei suoi confronti; la sua solitudine che lui capiva. Soprattutto, la sua ostinata difesa di lui in ogni momento. Si toccò la mano sul cuore e rimase in silenzio, lottando contro le lacrime. Le sue labbra mormorarono una preghiera silenziosa ad Allah affinché la sua anima riposasse. Dopo un ultimo sguardo e un inchino lasciò lentamente la stanza, mentre due operai chiudevano e sigillavano la bara della regina dietro di lui.

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