Relazioni imperial-papali

Durante il XIX e l’inizio del XX secolo, gli storici nazionalisti e liberali hanno reso popolare una visione di Federico I, che gli italiani chiamavano Barbarossa (“Barbarossa”), circondata dalla leggenda e ricamata dal mito. Dopo la seconda guerra mondiale, tuttavia, gli studiosi si sono allontanati dalle interpretazioni nazionalistiche per rivalutare la relazione imperial-papale nel suo reale contesto storico. Per esempio, il Trattato di Costanza del 23 marzo 1153, con il quale sia il papa che l’imperatore si dedicarono quasi ad un ritorno al precedente status quo sia nell’Italia settentrionale che in quella meridionale, dimostrò il loro sforzo di mantenere elementi essenziali dell’ordine tradizionale. Ma gli eventi mostrarono presto quanto fosse illusorio questo sforzo. C’era infatti poca fiducia tra la parte papale e quella imperiale. Federico fece la sua discesa in Italia nel 1154 per assicurarsi l’incoronazione a imperatore. Le sue truppe erano poche, principalmente una banda di cavalieri sotto Enrico III (il Leone), duca di Sassonia. Mise Milano al bando dall’impero per essersi rifiutata di rispondere alle accuse mosse contro di essa da Lodi, Pavia e Cremona. Ma non poté fare molto altro. Si spostò rapidamente a Roma, dove un nuovo papa, Adriano IV (1154-59), l’unico inglese a ricoprire la sede papale, era succeduto a papa Anastasio IV (1153-54). Adriano non aveva altra scelta che continuare gli accordi presi a Costanza, anche se lui e il suo principale consigliere, il cardinale Roland Bandinelli (che più tardi succedette ad Adriano come papa Alessandro III), si opposero alla riaffermazione da parte di Federico delle pretese imperiali di partecipare alle elezioni papali. Avevano comunque bisogno del suo sostegno per sedare i continui disordini creati da Arnoldo di Brescia. L’imperatore catturò Arnold e lo consegnò al prefetto della città, che lo impiccò, bruciò il suo corpo e sparse le sue ceneri nel fiume Tevere. Federico, comunque, non si mosse contro i Normanni, anche se il re Ruggero II di Sicilia era morto, e Adriano concluse un trattato con il re Guglielmo I (1154-66) di Sicilia nel 1156. Il primo viaggio italiano di Federico servì quindi soprattutto a dimostrare l’impossibilità del tipo di restaurazione che Federico aveva previsto nel Trattato di Costanza, ma ciò non significava che egli fosse pronto a cedere i diritti dell’impero. Al contrario, contribuì a spostare le questioni in una nuova arena.

Crociate; Federico I

Frederick I (Federico Barbarossa) come crociato, con (a destra) Enrico di Schaftlarn che gli dedica una copia della Storia della prima crociata di Roberto di San Remy; miniatura da un manoscritto della Biblioteca Vaticana (MS. Vat.lat.2001).

Per gentile concessione della Biblioteca Apostolica Vaticana

Nessuna espressione più drammatica della natura di questo cambiamento potrebbe essere immaginata dell’evento che ebbe luogo a Besançon, dove i cardinali Bernardo di San Clemente e Rolando incontrarono Federico nell’ottobre 1157 e gli consegnarono una lettera di papa Adriano. Il papa ricordava a Federico la sua incoronazione imperiale e lo informava che desiderava conferirgli grandi beneficia. Il termine, che poteva significare sia favori che, in un senso più specifico, uffici, fu tradotto in tedesco dal cancelliere imperiale di Federico, Rainaldo di Dassel, come “feudi”, il che implicava che l’imperatore possedeva l’impero dal papa come un vassallo. Questo causò un tumulto tra i presenti, in particolare perché il cardinale Roland continuò a chiedere: “Da chi dunque riceve l’impero…? Anche se Papa Adriano negò l’interpretazione fatta da Rainald, il danno era fatto. Più importante, comunque, questo incidente mostra che i contemporanei erano abbastanza consapevoli che stavano calpestando un terreno nuovo. Federico rifiutò fermamente qualsiasi implicazione di sovranità papale e affermò di detenere l’impero “da Dio solo per elezione dei principi”. Che le sue politiche fossero fondate su realtà politiche è confermato dalle sue azioni nel 1158, quando partì nuovamente per l’Italia. Questa volta non cercò né un riavvicinamento con il papato né un ritorno al vecchio ordine. Venne come un sovrano intento a ristabilire l’ordine nei suoi domini. Dopo aver umiliato Milano, che aveva tentato di opporsi a lui, si riunì con le città della pianura a Roncaglia per definire i regalia (diritti) sulla base del diritto consuetudinario. Quattro giuristi bolognesi si unirono a 28 rappresentanti urbani in questo compito. Il testo delle tre leggi emanate a Roncaglia, tuttavia, mostra la crescente influenza del diritto romano alla corte di Federico.

admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

lg