Rispondere sempre alla sofferenza con compassione
Giobbe 1:1-3:26
Il libro di Giobbe è tutto sulla sofferenza. Riguarda principalmente la domanda: “Come dovremmo rispondere alla sofferenza?”
Forse vediamo anche un indizio sull’origine della sofferenza. Quando gli angeli si riunirono davanti a Dio, “anche Satana venne con loro” (1:6). Egli aveva ‘vagato per la terra’ (v.7). È chiaro che l’obiettivo di Satana è di causare quanta più sofferenza possibile.
Sembra che Satana fosse un angelo caduto. Sembra che prima che Dio creasse gli esseri umani abbia creato altri esseri liberi, fantasiosi e intelligenti e che ci sia stata una ribellione all’interno del regno spirituale prima ancora che gli esseri umani emergessero.
Una grande quantità di sofferenza può essere spiegata come il risultato del fatto che viviamo in un mondo caduto: un mondo dove tutta la creazione è stata colpita, non solo dal peccato degli esseri umani, ma anche prima dal peccato di Satana. Il serpente esisteva prima che Adamo ed Eva peccassero. Come risultato del peccato di Adamo ed Eva, “spine e cardi” entrarono nel mondo (Genesi 3:18). Da quel momento “la creazione fu sottoposta a frustrazione” (Romani 8:20). I disastri ‘naturali’ sono un risultato di questo disordine nella creazione.
A Satana fu permesso di portare diverse grandi tragedie nella vita di un uomo che era irreprensibile e retto, che temeva Dio e rifuggiva il male (Giobbe 1:1). Giobbe soffrì perdite nell’ambito del denaro, dei beni materiali (vv.13-17), della vita familiare (vv.18-19), della salute personale (2:1-10) e, infine, del sostegno dei suoi amici.
Quando ci troviamo di fronte a una sofferenza inspiegabile può essere molto facile incolpare Dio. Sebbene Giobbe non sapesse perché stesse soffrendo, rispose continuando a fidarsi e ad adorare Dio nella sua sofferenza, proprio come aveva fatto nella sua fortuna (1:21,2:10). Lo scrittore ci dice con ammirazione: “In tutto questo, Giobbe non peccò in ciò che disse” (v.10b). Egli rimase fedele nelle circostanze più difficili.
Inizialmente gli amici di Giobbe rispondono nel modo giusto: ‘Nessuno gli disse una parola, perché vedevano quanto era grande la sua sofferenza’ (v.13). Di fronte a una grande sofferenza, i tentativi di razionalizzare possono essere controproducenti. Di solito la cosa più positiva che puoi fare è mettere un braccio intorno alla persona e ‘piangere con quelli che soffrono’ (Romani 12:15), entrando nella loro sofferenza e partecipando per quanto ti è possibile.
Alla fine, Dio restaurò la fortuna di Giobbe e gli diede il doppio di quanto aveva prima. Ora sappiamo che, attraverso Gesù, Dio ha tutta l’eternità per più che compensare tutte le tue sofferenze in questa vita.
Signore, quando vedo la sofferenza aiutami a mostrare compassione e a piangere con coloro che piangono.