Categorie:Spiritualità

Philip Kosloski – pubblicato il 02/01/18

Ovvero, come vengono comunemente chiamati, il “Credo breve” e il “Credo lungo.”

Quando si partecipa alla Messa la domenica e nei giorni di precetto, la congregazione si unisce per recitare una Professione di Fede dopo l’omelia. Questo è anche conosciuto come il Credo, dalla parola latina credo, che significa “credo”.

L’Istruzione Generale del Messale Romano spiega lo scopo del Credo incorporato nella Messa.

Lo scopo del Credo o Professione di Fede è che tutto il popolo riunito possa rispondere alla Parola di Dio proclamata nelle letture tratte dalla Sacra Scrittura e spiegata nell’Omelia e che possa anche onorare e confessare i grandi misteri della fede pronunciando la regola di fede in una formula approvata per l’uso liturgico e prima che inizi la celebrazione di questi misteri nell’Eucaristia.

In altre parole, il Credo è un “Amen” molto più lungo a tutto ciò che è stato detto nella Liturgia della Parola e un’affermazione di ciò che sta per svolgersi nella Liturgia dell’Eucaristia. È un assenso personale e collettivo, che proclama a tutti i presenti che si crede nelle credenze fondamentali della fede cattolica.

La Chiesa, nella sua saggezza, ha scelto due diversi Credo che possono essere recitati durante la Messa: il Credo degli Apostoli e il Credo Niceno. L’istruzione nel Messale afferma: “Al posto del Credo niceno-costantinopolitano, specialmente durante la Quaresima e la Pasqua, si può usare il Simbolo battesimale della Chiesa Romana, conosciuto come il Credo degli Apostoli”. La decisione di quale Credo usare spetta al sacerdote e al vescovo locale.

Entrambi i Credo sono antichi e hanno radici che possono essere fatte risalire agli inizi della Chiesa.

Il Credo niceno è in senso stretto il “Credo niceno-costantinopolitano” e fu sviluppato dopo il primo Concilio di Nicea nel 325. Fu tenuto per combattere un errore teologico chiamato arianesimo (dal suo principale sostenitore, un prete di nome Ario) che negava la divinità di Cristo. Un Credo fu sviluppato per affermare gli insegnamenti della Chiesa e fu ulteriormente raffinato al Primo Concilio di Costantinopoli nel 381. Esso ampliò i precedenti Credo per essere più preciso in ciò che la Chiesa credeva.

Prima del Credo niceno esistevano molti altri primi Credo, spesso chiamati symbolon in greco. Secondo Edward Sri, un symbolon aveva un grande significato nel mondo antico.

Nella Chiesa primitiva, i cristiani descrivevano il loro Credo, la loro dichiarazione sintetica di fede, come il symbolon, il “sigillo” o “simbolo della fede”. Nel mondo antico, la parola greca symbolon descriveva tipicamente un oggetto come un pezzo di pergamena, un sigillo o una moneta che veniva tagliata a metà e data a due parti. Serviva come mezzo di riconoscimento e confermava una relazione tra i due. Quando le metà del symbolon venivano riassemblate, l’identità del proprietario veniva verificata e la relazione confermata. Allo stesso modo, il Credo serviva come mezzo di riconoscimento cristiano. Qualcuno che confessava il Credo poteva essere identificato come un vero cristiano. Inoltre, si aveva la certezza che ciò che si professava nel Credo li portava in unità con la fede che gli Apostoli avevano originariamente proclamato.

Il Credo degli Apostoli è cresciuto da questa antica tradizione e, secondo la leggenda, gli Apostoli stessi scrissero ciascuno una parte di quel Credo a Pentecoste. Mentre gli studiosi hanno discusso per secoli sull’autenticità di tale affermazione, molti credono che, come minimo, una forma del Credo degli Apostoli sia stata scritta durante il II secolo e sia stata basata su uno schema dell’epoca apostolica.

Entrambi i Credo dicono essenzialmente la stessa cosa, con uno più preciso (Niceno) e l’altro che riassume la fede in meno parole (degli Apostoli). Lo scopo di ognuno è lo stesso, affermare la fede e proclamare davanti a tutti ciò che crediamo.

Leggi tutto: Cosa significa la parola “Amen”?

admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

lg