Storia iniziale

La nascita della world music può essere datata al 1982-83, quando promotori, case discografiche, distributori e negozi britannici e americani, così come alcuni giornalisti ed emittenti, iniziarono a promuovere la musica di altri paesi, specialmente la musica africana, che per un certo periodo fu virtualmente sinonimo di world music. Il segno più chiaro del crescente interesse per la musica africana fu il successo del bandleader juju nigeriano King Sunny Ade, i cui primi due album pubblicati a livello internazionale per Island Records vendettero più di 100.000 copie ciascuno negli Stati Uniti nel 1983-84. Questa cifra – meno della metà delle vendite di Ade in Nigeria e molto meno dei milioni di vendite che definivano il successo degli interpreti popolari occidentali – stabilì un punto di riferimento per le molte nuove compagnie che emersero in risposta all’attenzione attirata dalla world music. La frase world music fu adottata da un gruppo di etichette indipendenti britanniche che credevano che avrebbero ottenuto un migliore accesso ai negozi di dischi e un maggiore riconoscimento da parte dei media se avessero potuto accordarsi per formalizzare una descrizione generica. La loro speranza era quella di riunire i diversi filoni che includevano musica non solo da tutte le aree dell’Africa ma anche dall’Europa orientale, dall’Asia, dall’America centrale e meridionale e dai Caraibi.

Il bandleader nigeriano King Sunny Ade è il principale musicista di juju, una miscela di musica popolare occidentale e stili tradizionali africani.

© Chris Water-Retna Ltd.

Paradossalmente, la world music era spesso sinonimo di musica locale o regionale, e le interpretazioni di ciò che vi rientrava tendevano a cambiare da un paese all’altro. Anche se alcuni artisti provenienti da paesi ai margini del mercato della musica popolare occidentale potevano ora aspirare a un pubblico mondiale, quelli che prendevano come modello superstar come Michael Jackson, Madonna e Bob Marley erano di solito frustrati dai gusti idiosincratici dei mediatori della world music. La world music fu accolta con favore per la sua “autenticità”, come contrappunto ai suoni sempre più sintetici e robotici favoriti dai produttori pop occidentali durante gli anni ’80.

Mapfumo, Thomas

Thomas Mapfumo esegue chimurenga, musica popolare dello Zimbabwe, in una stazione radio.

© Mordac.org

Tra le poche eccezioni a questa regola c’erano diverse star locali dell’Africa occidentale francofona e del Nord Africa, alcune delle quali raggiunsero il successo internazionale con dischi realizzati per etichette con sede in Francia. Nel 1982 l’etichetta indipendente Celluloid fu tra le prime a colmare il divario tra i mercati europei di immigrati e indigeni, vendendo più di 300.000 album del gruppo senegalese Touré Kunda e proseguendo nel 1984 con l’innovativo album Immigrés del bandleader senegalese Youssou N’Dour. La Barclay Records ha avuto una lunga storia di produzione di dischi pop commerciali con artisti provenienti dall’Africa e dalle Antille francesi e ha venduto più di un milione di singoli in Europa degli artisti di world music Mory Kanté dalla Guinea (“Yé ké yé ké”) e Khaled dall’Algeria (“Didi” e “Aisha”).

Abbonati a Britannica Premium e ottieni l’accesso a contenuti esclusivi. Abbonati ora

.

admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

lg